
“Non esiste eccesso di legittima difesa: se entri in casa mia in piedi sappi che potresti uscirne steso” tuona Salvini sermoneggiando nelle piazze e affacciandosi agli schermi di ogni televisore. Una frase forte da campagna elettorale che esprime un sentimento diffuso, uno specchio di una società che non smette di mutare e alla quale alcune leggi potrebbero davvero iniziare a stare strette. Ma andiamo per ordine: cos’è la legittima difesa?
L’articolo 52 del codice penale ci dice che “Non è punibile chi ha commesso il fatto, per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa.” Subito emergono due forti presupposti nell’enunciazione di questa scriminante: un pericolo, che sia imminente o in atto, e una proporzionalità tra difesa e offesa. Quindi innanzitutto si può ricorrere all’uso privato della forza solo e soltanto quando l’offesa sta per concretizzarsi nell’immediato o si sta già verificando, mai dopo. Ci scontriamo subito con il primo grande nodo della questione: come si fa a capire se una situazione rappresenti nell’immediato un pericolo o se sia classificabile invece come giustizia fai da te? E, proprio parlando di minaccia, arriviamo all’altro punto dolente: la proporzionalità. Secondo quali criteri possiamo valutare una proporzionalità? La mera analisi dell’entità della minaccia rappresenta di per sé un vero e proprio pericolo: nel caso in cui un estraneo si manifesti nella nostra abitazione, non possiamo certo perdere tempo a chiederci “È armato? E se sì, con cosa? E se è un’arma da fuoco, di che calibro?”.
La cronaca ci riporta svariate vicende in cui i rapinati hanno colto i malviventi alle spalle, spesso mentre scappavano, per poi ritrovarsi a distanza di anni una condanna per omicidio. Infatti questa impostazione della legge spesso e volentieri in passato è arrivata a tutelare il criminale che si fosse introdotto a rubare nella proprietà altrui. Ai magistrati sarebbe servita la dote dell’onniscienza per poter decretare con certezza che un ladro in fuga o semplicemente di spalle non potesse più rappresentare una minaccia. È insensato supporre che una persona di fronte ad un pericolo sia per sé che per i propri cari non reagisca nel modo più efficace. Diventa poi impossibile, analizzando lo specifico, capire il potenziale offensivo di un’altra persona per commisurare la propria difesa: per esempio un boxeur potrebbe essere considerato armato anche a mani nude dato che un suo pugno è sufficiente a provocare danni irreversibili. Se poi consideriamo le circostanze in cui si svolgono i fatti, spesso confuse e concitate, diventa materialmente impossibile proporzionare la propria reazione. Paradossalmente quindi la legge finisce per tutelare in primo luogo chi crea la situazione di pericolo. Una condizione intollerabile, che finisce col premiare chi non ha niente da perdere: infatti il malvivente, qualora venisse ferito durante il furto, potrebbe addirittura aver diritto a incassare i risarcimenti dalle vittime. E questi risarcimenti potrebbero essere persino pretesi dalla famiglia del delinquente, in caso di dipartita. Tutto a spese dei cittadini onesti che si ritrovano vittime prima dei criminali e poi dello Stato.
È chiaro ai più come oggi il codice penale risulti, in questo ambito, piuttosto inadeguato alla realtà e avulso al buonsenso mentre non è ancora chiaro il perché. Il motivo andrebbe ricercato nell’evoluzione della società cui, come spesso accade, non è corrisposto un apparato legislativo efficace e aggiornato. Il Censis ci racconta di come i furti in abitazione siano più che raddoppiati dal 2005 al 2015 sospinti dal vento della crisi: le zone più colpite sono sopratutto quelle del Nord-Ovest mentre nel Mezzogiorno primeggiano le rapine. Sebbene negli ultimi anni stiamo osservando una leggera flessione, la tensione non cala proprio a causa di un fenomeno che sta rimpolpando le cronache locali: le rapine in casa. Proprio il timore di finir vittima di questo reato odioso ha contribuito ad alimentare la richiesta di un intervento legislativo per facilitare il possesso e l’uso di armi da fuoco a scopo difensivo. Difatti risulta spaventoso dover affrontare onerose spese legali e anni interi di processi, che spesso si concludono con l’assoluzione, solo per aver protetto se stessi e i propri cari. Non solo in casa: un’attività che subisce continui furti e rapine si espone a un rischio concreto di fallimento, che può lasciare intere famiglie sul lastrico. Il commerciante che spara al rapinatore presentatosi per l’ennesima volta a far cassa non protegge solo i propri ricavi, ma il proprio lavoro e il sostentamento dei propri cari: in sostanza, la propria vita.
Ma siamo sicuri che una nuova legge sulla legittima difesa rappresenti la soluzione al problema della sicurezza? Certamente no. Soltanto una presenza più costante e capillare delle forze dell’ordine può rappresentare un argine a lungo termine al fenomeno criminale. Solo che una strategia di così ampio respiro è difficile da imbracciare a livello politico, richiede tanto tempo per esser messa in atto e non ottiene un impatto mediatico minimamente paragonabile. Non a caso, e chiudiamo il cerchio, Salvini ha preso così a cuore il tema della legittima difesa. Dobbiamo anche considerare i costi, assolutamente risibili a confronto di un potenziamento programmatico delle forze dell’ordine. Il modus operandi salviniano del resto lo conosciamo bene, una sorta di “algoritmo greedy” che permette di affrontare un problema complesso partendo in quarta con l’approccio più remunerativo sul breve periodo, elettoralmente parlando naturalmente. Attenzione però: è bene tenere a mente che, anche se generato dalla “pancia” della gente, il desiderio di riformare la legittima difesa non è per niente fine a sé stesso ma anzi, come esposto poco sopra, completamente legittimo al fine garantire una giustizia rapida e sopratutto equa. Il Partito Democratico, non pago delle proprie posizioni impopolari e quasi voglioso di inanellare l’ennesimo insuccesso, ha capito perfettamente quale opportunità avesse fra le mani l’avversario leghista e ha attuato comunque un’infelice campagna di contrasto, dimostrandosi per l’ennesima volta completamente alieno alle dinamiche sociali di questo Paese. Perché, anche se la legittima difesa non rappresenta una soluzione definitiva ai furti e alle rapine, opporsi a priori a un sua riforma non fa altro che penalizzare quei cittadini che (giustamente) hanno la pretesa di non dover scegliere se farsi rovinare la vita da un malvivente o da un tribunale.