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"La Chiosa Pubblica, per me, è l'esplicazione storica e necessaria e l'assettamento morale della democrazia ne' suoi termini razionali: la Chiosa Pubblica, per me, è il portato logico dell'umanesimo che pervade ormai tutte le istituzioni sociali."

Giosuè Carducci

Parità dei sessi e libertà di parola nell'Accademia

STEM vs gender studies.

Qualche giorno fa il prof. Alessandro Strumia dell’Università di Pisa ha presentato a un convegno su “alte energie e gender” del CERN (di cui è utente) un controverso ragionamento sulle ragioni delle disparità fra i sessi nell’ambito della ricerca scientifica.

Il talk del prof. Strumia, che aveva chiesto e ottenuto di presentare al convegno un suo lavoro bibliometrico [1], è risultato di tutt’altro genere rispetto a quanto programmato. Inoltre, alcuni partecipanti al convegno parlano di un atteggiamento provocatorio e “sbruffone” tenuto dal professore durante l’intera durata dell’evento. Questi due aspetti della vicenda, se saranno confermati, non rendono di certo onore al ricercatore.

Ma addentriamoci nel merito della questione. Un’occhiata alle slide (disponibili qui) sembra confermare quest’impressione soggettiva: il filo logico seguito dal prof. Strumia oscilla pericolosamente fra la citazione di dati verificati e il richiamo a teorie vagamente complottiste o perlomeno molto marcate ideologicamente. Tra il serio e il faceto (il professore utilizza un lessico da “fisico delle alte energie” per parlare di sociologia, con una buona dose di autoironia) la teoria secondo la quale la sotto-rappresentazione delle donne nella scienza è frutto di discriminazioni sociali viene confutata, dati alla mano: le attuali politiche di reclutamento favoriscono in effetti le donne, a parità di produzione scientifica. Inoltre, nei Paesi con meno discriminazioni fra i sessi, la percentuale di donne nelle STEM (science, technology, engineering, mathematics: le discipline scientifiche) è paradossalmente più bassa. Il prof. Strumia cita alcuni studi che dimostrano come ciò sia dovuto alle diverse preferenze fra gli uomini, che sarebbero più orientati agli oggetti, e le donne, più orientate alle persone. Altre teorie riguardano la maggior variabilità nel QI degli uomini rispetto alle donne, a parità di QI medio. Tutti questi spunti sono interessanti quanto problematici (per esempio, come sarebbe correlato il QI con l'attitudine scientifica?), ma il dibattito ovviamente rimane aperto, sia nella comunità scientifica che nell’opinione pubblica.

D'altro canto, c'è poco da dire: il prof. Strumia commette delle gravi scorrettezze. Per prima cosa, cita il caso di una collega (di cui fa nome e cognome) assunta da un ente di ricerca nonostante abbia meno citazioni di lui, che non è stato assunto nello stesso anno: una caduta di stile, potenzialmente a rischio di querela. Poi va “fuori tema”, citando le morti sul lavoro e il servizio di leva come fattore di ineguaglianza a favore delle donne: opinione legittima, ma cosa c’entra con la ricerca scientifica? Infine, cita il “marxismo culturale” - un'invenzione bislacca della destra americana - per spiegare come le idee che critica siano la conseguenza di un’influenza esterna da parte di non meglio definiti “politici riciclati”. Insomma, un impasto ideologico di vaga eco complottista.

Verso la fine del talk, il professore richiama alcuni casi di censura ai danni di ricercatori e impiegati colpevoli di aver espresso le loro opinioni legittime o di aver voluto pubblicare lavori scientifici in contrasto con la “teoria mainstream”: Lawrence Summers (ex presidente di Harvard), Tim Hunt (premio Nobel per la medicina), Matt Taylor (scienziato della missione Rosetta), eccetera. Tutto lascia pensare che Strumia abbia voglia di entrare a far parte di questa lista. E sembra proprio che gli eventi lo stiano accontentando: il suo talk è stato censurato e criticato pubblicamente dal CERN [2] e un’indagine etica è stata avviata dall’Università di Pisa [3].

A questo punto non possiamo che fare due considerazioni. La prima riguarda il personaggio Strumia, che ha volutamente creato una situazione esplosiva, forse col nobile scopo di favorire un dibattito anche duro su un tema complesso e importante, forse col meno nobile scopo di ottenere un po’ di visibilità. Più probabilmente un misto dei due. La seconda va al di là del personaggio ed è molto più importante: fatte le dovute critiche per i dérapages personali e scorretti nel suo talk (che avranno certamente delle giuste conseguenze), siamo sicuri che la reazione del mondo accademico al fatto sia compatibile con la garanzia della piena libertà di parola e di ricerca che sono alla base del nostro sistema democratico? I casi citati da Strumia stesso, pur molto diversi fra loro, possono essere visti come esempi di ciò che succede a chi osa parlare contro un’opinione “mainstream”. Il dibattito sulla rappresentazione dei generi nella scienza è complesso e sfaccettato e concerne diversi aspetti critici come i criteri di selezione nell’accademia, la gestione delle risorse umane nei laboratori, il clima da creare o favorire nelle aule di studio, e così via. È un dibattito di cui abbiamo fortemente bisogno, dentro e fuori dalla torre d’avorio universitaria, per cui il pluralismo delle idee è un valore irrinunciabile. Un dibattito che non possiamo permetterci di soffocare con il pregiudizio, la censura, l'ostracismo verso le opinioni discordanti, specialmente se vengono espresse portando dei dati a favore.

Vogliamo concludere questo articolo con un accorato appello alle autorità accademiche competenti: prendete i provvedimenti necessari contro il prof. Strumia per le scorrettezze che ha commesso, ma non per le opinioni legittime (non necessariamente condivisibili) che ha espresso. Ne va dell’integrità etica della comunità accademica italiana ed europea. Oggi più che mai chiamata a svolgere un fondamentale ruolo sociale, oggi come ieri a rischio di non riuscire ad adempiere questo compito perché occupata a diffondere il Verbo del pensiero dominante.


Fonti

[1] A. Strumia and R. Torre (2018), Biblioranking fundamental physics, arXiv:1803.10713.
[2] Updated statement: CERN stands for diversity, 30 settembre 2018.
[3] Nota del rettore dell’Università di Pisa: avvio procedimento etico a carico di Alessandro Strumia, 1 ottobre 2018.

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