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"Quel che fonda la Chiosa Pubblica è la totale distruzione di tutto quel che ad essa si oppose."

Louis Antoine de Saint-Just

Siamo alle botte!

Un conturbato Ciano osserva la macchina fotografica.

Pezzetto cortino ma noiosetto, non me ne vogliate. Stavolta non ci sarà bisogno del cappellino di stagnola, potrete ritrovare tutti i fatti in esame riportati anche su carta intestata della BCE.
Dunque respirone e inoltriamoci nella palude.

Dichiarazione di oggi della nuova Presidente della BCE: "We are not here to close spreads, there are other tools and other actors to deal with these issues." Traduco alla buona le parole della Lagarde: "Non siamo qui per tener sotto controllo gli spread, ci sono altri strumenti e altri attori deputati a gestire questi problemi."

Con questa uscita la Lagarde ha esplicitamente negato la possibilità di un nuovo "whatever it takes", ossia di un acquisto diretto di titoli di Stato da parte della Banca Centrale Europea per far fronte all'emergenza Coronavirus. Ha invece prospettato un ennesimo incremento del Quantitative Easing di 120 miliardi per l'anno corrente.
Per chi non sapesse cos'è il QE, lancio l'invito a fare una ricerchina sull'internet - tanto non c'è un cazzo da fare la sera - ma vi anticipo che a grandi linee si tratta del programma con cui la BCE immette liquidità sui mercati (fino ad oggi per una ventina di miliardi al mese) acquistando i titoli di Stato dei vari Paesi dell'eurozona.

Ecco, qualche giorno fa sottolineavo la drammaticità della crisi economica che ci sarebbe toccata qualora non fosse arrivato alcun cambio di paradigma nella finanza europea. Ebbene, il cambiamento c'è stato ma in peggio. La Lagarde ha sostanzialmente negato la prospettiva di monetizzazione del debito che persino Draghi aveva abbracciato nel 2012, quando la crisi in corso era bancaria e non sanitaria. In questo modo la cara Christine ha letteralmente dato il via libera alla speculazione e non è un caso se oggi Milano registra un clamoroso -17%, con lo spread BTP-Bund che incalza di ora in ora.

"Ingrati, ha messo 120 miliardi per fronteggiare il Coronavirus e avete anche il coraggio di parlare!" starà pensando qualche europeista, ammesso che ne sia rimasto ancora qualcuno visto che in questi giorni in Italia ci sono stati più riallineamenti che l'8 settembre del '43. Purtroppo si dia il caso che il QE segua le regole del famoso "capital key" che impongono alla Banca Centrale di acquistare titoli dai vari Stati in base alle quote nell'azionariato BCE. Tradotto: di quei 120 miliardi in Italia ne arriveranno se va bene una quindicina, ossia noccioline rispetto a quello cui dobbiamo e dovremo far fronte.

Un malizioso potrebbe pensare che tra Bruxelles e Francoforte stiano facendo di tutto per approfittare della tragedia in corso e far scattare la tagliola del MES sul nostro Paese. Sì, proprio quel fondo "salva-stati" che tanti lutti addusse agli Achei. E quel malizioso potrebbe non avere tutti i torti vista la fretta con cui l'Eurogruppo ha anticipato l'approvazione della riforma del MES al 16 marzo, premurandosi naturalmente di mettere l'argomento al primo posto nell'ordine del giorno per poi lasciare da ultimo un po' di tempo per discutere i provvedimenti per il Coronavirus.

Preparatevi perché, come disse nell'estate del '39 un trafelato e sprovveduto Ciano a un proprio collaboratore dopo una chiacchierata con il Ministro del Reich von Ribbentrop:
"Siamo alle botte."

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