
Telefonate, lettere, questuanti in giacca e cravatta: da quando è stato liberalizzato il mercato energetico ogni singola abitazione ha ricevuto un "assalto" continuo da parte dei promotori di questa o di quella compagnia. Per l'energia elettrica fu il 2007, per il gas addirittura il 2003, l'anno in cui si aprì il mercato permettendo la nascita di operatori privati per la distribuzione alle famiglie e alle imprese. Fino ad allora infatti in ogni zona del paese operava un'unica compagnia a controllo prevalentemente pubblico. I promotori di quella liberalizzazione lamentavano così l'assenza di scelta, e quindi di competitività, che non permetteva una flessibilità nelle tariffe per il consumatore. "Investimenti", "costi ridotti" e "tariffe flessibili" furono dunque le sirene che con il loro richiamo permisero la nascita di questo mercato. Bene, non accadde nulla di tutto ciò.
Coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo, quindi andiamo più indietro nel tempo e parliamo un po' di telefoni: il male ha origine antiche e si sprecano le analogie tra la telefonia di fine anni '90 e l'energia del nuovo millennio. Telecom Italia nacque nel lontano 1994 unendo le società di telecomunicazioni italiane divise per regione. Appena tre anni e lo Stato alienò le proprie partecipazioni nel colosso, privatizzandolo e infine aprendo il mercato intero ad altri operatori. Spuntarono diverse compagnie telefoniche e non ci volle molto prima che si organizzassero in un cartello: ve lo ricordate un certo pizzo chiamato "costo di ricarica" per i contratti mobili? Non paghi, ma sopratutto forti della pressione che riuscivano a esercitare anche a livello politico, arrivarono in breve a operare in maniera ampia e congiunta modifiche unilaterali dei contratti. È ancora fresco il ricordo di quando, in maniera completamente arbitraria, hanno deciso di comune accordo che le tariffe mensili sarebbero state riferite a 28 giorni, dando vita nel giro di un anno a una "tredicesima" in piena regola. Per fortuna nel mondo dell'energia qualcosa sta rallentando questo sciagurato processo: l'Arera.
Affiancato al mercato libero per la luce ed il gas troviamo dunque il "mercato a maggior tutela". I fornitori in questo settore possono vendere la loro materia prima solo ed esclusivamente al prezzo stabilito trimestralmente dall'Autorità di Regolazione per Energia, Reti ed Ambiente: Arera. Chi non è mai passato ad altri operatori ad oggi si trova in questa sezione di mercato in compagnia di altre 22 milioni di famiglie per la luce e 18 milioni per il gas. Si tratta di ben 2/3 del totale delle utenze. Il restante ha scoperto che, dopo lo sconto iniziale, le tariffe sono ben più salate del previsto portando l'ingresso nel mercato libero ad essere definitivamente sconveniente (con una media del 15% in più per la luce ed il 5% per il gas). Tant'è vero che parecchia gente ha ben pensato di tornare indietro sotto i prezzi calmierati dall'authority. E c'è persino chi ha voluto rendere pan per focaccia scadendo nell'illegalità: bastava pagare solo le prime tre o quattro bollette a inizio contratto per poi sospendere i pagamenti e, dopo due mesi, cambiare operatore. Operatore che, pur di chiudere subito un nuovo contratto, non verificava la situazione degli arretrati con il vecchio fornitore. Solo ultimamente è stato istituito un registro comune per i clienti morosi, che a quanto pare arrivano a rappresentare il 2% di tutta l'utenza. E le bollette rimaste scoperte? Tranquilli: sono state spalmate nei costi fissi e fatte pagare al restante degli utenti, come premio per la loro onestà.
Onestà: una parolaccia per il mercato libero dell'energia. Agli albori, infatti, i clienti del mercato tutelato avevano come fornitore "Enel, Servizio Elettrico Nazionale" mentre, nella giungla libera, il concorrente si chiamava "Enel Energia". A questo punto bastava mandare a casa dei clienti anziani un venditore presentandolo solo come "Enel" ed il gioco era fatto: il malcapitato pensava di parlare con un impiegato del proprio servizio mentre in realtà finiva nel mercato libero con un contratto ai limiti dello strozzinaggio. A causa di questa pratica è stato necessario rinominare in "Servizio Elettrico Nazionale" il fornitore del mercato a maggior tutela. Ma non sono finite le pratiche predatorie tanto che ogni singola associazione dei consumatori lamenta la scarsa trasparenza, scarsa chiarezza e in generale il maggior costo dei fornitori del libero mercato. Senza parlare delle volte in cui realizzano vere e proprie truffe attivando via telefono contratti mal esposti o addirittura non richiesti. Voglio che sia ben chiaro: NESSUNA AZIENDA PAGA UN VENDITORE PER ANDARE A PROPORRE A UN PROPRIO CLIENTE TARIFFE PIÙ CONVENIENTI, NON È MAI SUCCESSO E MAI ACCADRÀ. Non vedrete mai nessuno alla vostra porta inviato dal mercato a maggior tutela. Nessuno vi chiamerà per offrirvi mai qualcosa di "davvero" conveniente. Ma, sopratutto, vi sarà veramente difficile valutare gli effettivi costi delle offerte del mercato libero. Infatti ogni singolo fornitore privato dell'energia ha introdotto nel proprio sito web una pagina pseudo-informativa di distrazione contenente sperticate lodi alla convenienza di questa tipologia di contratti. Potrete trovare persino portali creati ad hoc con scopo prettamente encomiastico: pagine e pagine che offrono "confronti" per trovare la tariffa più conveniente senza mai esporre dettagliatamente un confronto con la tariffa del mercato tutelato. Sempre se non avrete la sfortuna di imbattervi in uno dei fornitori che ha adottato la tattica di non averlo proprio un sito: così, quando il cliente ha firmato il contratto, è lasciato in alto mare senza una concreta possibilità di contattarli o almeno di informarsi.
Purtroppo la strada della maggior tutela, che ci consente di pagare una cifra ragionevole, ha le ore contate. Accusando obblighi europei inesistenti infatti i precedenti governi hanno stabilito una data di scadenza per il mercato tutelato obbligando tutti, famiglie e imprese, a passare al mercato libero. Ovviamente sappiamo chi ha fatto pressione per ottenere questa scadenza ma per fortuna la realtà rende impossibile una transizione rapida: un numero così grande di utenze tutelate possiede una grossa inerzia a livello gestionale e uno shutdown delle forniture non è possibile. C'è chi parla di introdurre aumenti vertiginosi nei prezzi dell'autority, chi di vendere a lotti le utenze all'asta come se i cittadini fossero bestiame. Tuttavia queste proposte restano di difficile applicazione, tanto che la fine della maggior tutela subisce rinvii di anno in anno da almeno un lustro. La politica si è schierata nell'ormai sua tipica formazione: da un lato il M5S contrario alla cessazione della maggior tutela e dall'altro la maggior parte dei partiti che proprio non vedono l'ora. Sembra però palese che lasciare a se stesso questo mercato, sperando che una mano invisibile appaia dal nulla a regolarlo, è pura utopia. Il servizio è vitale strategicamente per la nazione e, sarebbe bene ricordarlo, si configura a tutti gli effetti come un monopolio naturale: l'infrastruttura, la tubazione del gas che arriva in casa tanto per esser chiari, è una sola.
Non possiamo regalare tutto in blocco ai soliti squali che in fin dei conti hanno un unico obiettivo: i dividendi.