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"Con la Chiosa Pubblica ben regolata, il popolo generalmente è contento."

James Harrington

Il diavolo è numero: i rischi dell'identità elettronica

Un "ticket of leave" rilasciato nel Nuovo Galles del Sud nel 1850. Un antenato del "documento d'identità unico".

Uno degli assi portanti dell’azione politica finora annunciata del governo Conte II è quello dell’innovazione tecnologica e della “trasformazione digitale” [1], per usare quel gergo spurio fra il burocratese e lo startupparo che va oggi tanto di moda nei corridoi ministeriali. Quest'asse assume molte declinazioni diverse, dalle iniziative legislative ai progetti più concreti. Tuttavia quello che ci interessa davvero affrontare in questa sede è un aspetto della questione a prima vista estremamente specifico che, a un’analisi più attenta, si rivela latore di un modo più generale di pensare la relazione fra Stato e cittadino.
Si tratta dell’ipotesi, attualmente allo studio al MEF, di creare un documento d’identità unico che racchiuderà in sé l’attuale carta d’identità (oggi, tra l’altro, ancora in forma cartacea per molti cittadini), la tessera sanitaria, la patente di guida e potenzialmente qualsiasi altro documento. La carta rappresenterebbe inoltre l’identità digitale del cittadino e gli permetterebbe di accedere a qualsiasi portale della pubblica amministrazione. Consentirebbe infine di effettuare pagamenti elettronici come carta di credito o bancomat (non è chiaro se limitatamente ai rapporti con la PA o meno), come annunciato dal sottosegretario pentastellato Alessio Villarosa [2].
Segnaliamo che in questo annuncio recente sono contenuti due aspetti ben distinti: (i) la creazione di un documento unico e (ii) la possibilità di usare tale documento come portafoglio elettronico. Approfondiamoli separatamente.

 

(i) Il documento unico

A prima vista, una soluzione simile semplificherebbe non poco il rapporto con la PA: invece di gestire 5-6 documenti cartacei e altrettante coppie username–password, ognuno di noi dovrebbe occuparsi di una singola carta. È però altrettanto vero che la semplificazione sarebbe limitata: ogni “aspetto” della carta (patente, tessera sanitaria) rimarrebbe – com’è necessario – indipendente dagli altri, richiedendo di essere aggiornato e gestito separatamente. Si pensi per esempio agli italiani residenti all’estero, che hanno diritto alla carta d’identità e alla patente italiane ma non alla tessera sanitaria. 

C'è un altro fattore che pochi sembrano considerare: un’identità digitale unica rischierebbe di assoggettare il cittadino a ogni arbitrio da parte della pubblica amministrazione. Cominciamo a vedere effetti simili nel settore privato: quando un’unica compagnia arriva a gestire un largo ventaglio di servizi (cloud, musica, smart tv, agenda, ...), essa dispone di un potere enorme sul cliente, perché può scaraventarlo in una vera e propria situazione kafkiana se decide unilateralmente di bloccare il suo account [3]. Chi si è barcamenato almeno una volta in un dedalo burocratico dovuto al malfunzionamento di questo o quel processo della PA non può che impallidire di fronte a una simile possibilità.

 

(ii) Il portafoglio elettronico

La proposta di utilizzare il documento d’identità unico come portafoglio elettronico è evidentemente legata alla volontà governativa di disincentivare l'uso del contante e di promuovere gli strumenti di pagamento elettronici, in nome della tracciabilità dei movimenti di denaro e della lotta all’evasione. Non entriamo qui in questo annoso dibattito, rimandando a un articolo recentemente apparso sulla Chiosa che tratta l’argomento [4].

Una prima riflessione, di carattere apparentemente estetico e morale ma in fondo eminentemente politico, è d’obbligo: checché ne dica l’arte contemporanea, con le sue cloache auree à la Cattelan, non si può permettere all’oro di toccare lo sterco. La cittadinanza è un principio fondativo della nostra civiltà e la carta d’identità ne è in fondo una rappresentazione, cartacea o digitale che sia. Confonderla o mescolarla con il vile denaro dev’essere fuori discussione: anzi, sarebbe meglio fare attenzione a mettere la carta d’identità e i soldi in due scompartimenti ben separati del portafoglio (magari con un santino di Padre Pio nel mezzo, ché non si sa mai).

Anche da un punto di vista più pratico, l’accoppiamento documento d’identità – denaro elettronico comporta diversi aspetti critici. Infatti, il denaro elettronico è gestito (com’è del resto ragionevole) dalle banche. Visto che, nell’attuale situazione politica, l’affidamento a una banca pubblica di un tale servizio sarebbe pura fantascienza, dobbiamo aspettarci che siano una o più banche private ad “animare” la funzionalità di carta di credito/debito di questo documento unico. Ora, secondo gli standard attuali, la banca potrebbe accedere solo alle basi di dati che le competono, mentre quelle relative alle altre funzionalità (patente di guida, tessera sanitaria, ...) le rimarrebbero opache. Fin qui, tutto bene. Però... bisogna essere un po' naïf per non intravedere nel progetto di unificazione di documenti e carte di pagamento una volontà di far accedere le banche alle basi di dati estremamente sensibili ed estese associate a quei documenti, in un futuro più o meno prossimo. L’accesso a un tale sancta sanctorum di dati personali, magari estorto con il consenso "informato" dell'ignaro cittadino e dichiarando le migliori intenzioni, prefigurerebbe l’inizio di una pericolosa discesa di un piano inclinato verso un futuro in cui le banche possono decidere, chessò, di concederci un prestito in base alla nostra storia clinica. Fantascienza? Per niente, se si pensa che alcune compagnie di assicurazioni nordamericane hanno già cominciato a chiedere ai loro assicurati di indossare sempre uno smart watch che ne monitori i segnali vitali e l'attività fisica [5]: uno scenario ben più inquietante di quello che stiamo anticipando.

 

Un nuovo “passaporto giallo”

Nei Miserabili di Victor Hugo, il destino del protagonista Jean Valjean alla sua uscita dai bagni penali è segnato da un pezzo di carta: il cosiddetto “passaporto giallo”, che tutti gli ex-galeotti devono portare con loro ed esibire in ogni circostanza. Quel passaporto – vero e proprio “documento unico” ante litteram – lo qualifica come reietto e gli impedisce di rifarsi una vita, rendendo problematiche tutte le interazioni sociali possibili, dalla richiesta di una camera d’albergo alla ricerca di un lavoro. 
Eppure un tale scenario storico, se rapportato alle possibilità che la tecnologia odierna offre ai nostri governi sempre più invaghiti da derive autoritarie on- e offline, sembra un paradiso di libertà civili: se Jean Valjean può pur sempre permettersi di cambiare identità e diventare Monsieur Madeleine, un “miserabile” moderno non può sfuggire all’apparato statale così facilmente.

Se è vero che in una democrazia bisogna approfittare dei momenti di sobrietà per stabilire le regole che limiteranno i danni nei momenti di ubriacatura, allora è meglio che approfittiamo degli ultimi scampoli di raziocinio politico di cui disponiamo per frenare un progetto che rischia di rendere la vita impossibile a chi mostrerà dissenso al governo di turno. Il rischio è che, fra una quindicina d'anni, un messaggio del genere sarà non il frutto di una fantasiosa mente complottista ma una prospettiva tangibile:

Caro cittadino/utente, l’account social collegato al tuo numero unico di identità digitale 24601 ha pubblicato un post di incitamento all’odio.
Siamo spiacenti di informarLa che, in conformità al Regolamento per la Convivenza Civile, non potrà più effettuare acquisti online per 30 giorni con la sua carta di credito unica. In caso di violazione ripetuta, saremo costretti a sospendere la funzionalità “tessera sanitaria” del suo account unico di identità digitale.

- L’Autorità Garante della Convivenza Civile
 


Fonti

[1] Governo Conte bis, il programma in 29 punti. Repubblica, 4 settembre 2019. 

[2] Arriva la "card unica": nella stessa tessera identità e pagamenti, è rivoluzione. Today, 20 settembre 2019. 

[3] Apple locked me out of its walled garden. It was a nightmare. Quartz, 13 agosto 2019. 

[4] Lo sterco dello sterco del demonio. La Chiosa Pubblica, 19 settembre 2019.  

[5] All John Hancock life insurance policies to include fitness incentives. CBC, 20 settembre 2018.  

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