Articolo apparso su "la Fionda" in data 8 aprile 2020.
La trasmutazione cui sono andate incontro le sinistre di tutto l’Occidente nel corso degli ultimi trent’anni non è certo una novità per gli affezionati lettori della Chiosa. Nel piccolo delle nostre riflessioni, abbiamo più volte fatto riferimento a questo processo storico singolare che ha inciso così profondamente sulle dinamiche dell’attuale dialettica politica.
Dalla nascita del movimento “Fridays for Future” coordinato dalla giovanissima Greta Thunberg, in molti si sono posti delle domande a proposito della rapida ascesa mediatica della paladina della lotta ai cambiamenti climatici (una riflessione sul tema è già apparsa su La Chiosa [1]). In particolare, dei dubbi sono stati espressi sull’insolita accoglienza riservata alla piccola Greta dalle cancellerie di mezza Europa e dai forum più importanti delle élite globali, a partire da quello di Davos.
Doverosa premessa: chi vi scrive è profondamente convinto che non esistano decisioni migliori di altre nell'ambito dell'economia e della società. Semplicemente qualsiasi decisione favorisce qualcuno e svantaggia qualcun altro: è compito della politica comporre queste differenze e cercare di trovare un equilibrio nel caleidoscopio degli interessi particolari.