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"La Chiosa Pubblica non ha bisogno di dotti."

Jean-Baptiste Coffinhal

Brexit: la surreale attesa per la catastrofe all'orizzonte

Aspettando Godot

Doverosa premessa: chi vi scrive è profondamente convinto che non esistano decisioni migliori di altre nell'ambito dell'economia e della società. Semplicemente qualsiasi decisione favorisce qualcuno e svantaggia qualcun altro: è compito della politica comporre queste differenze e cercare di trovare un equilibrio nel caleidoscopio degli interessi particolari. Il preambolo è necessario dato che questo semplice concetto è il fondamento legittimante di qualsiasi forma di Stato ma soprattutto di democrazia, anche se negli ultimi tempi è stato messo in ombra dalla "Verità" delle élite globaliste sbandierata a destra e a manca dai cosiddetti media "mainstream".

La conseguenza più evidente di questa propaganda nei paesi occidentali è il supporto di una buona fetta della classe media istruita a politiche contrarie ai propri interessi: la riduzione dei servizi, la privatizzazione degli stessi, la libera circolazione del capitale, l'immigrazione incontrollata, il vincolo del pareggio di bilancio e così via. Parallelamente si è consolidata un'aprioristica contrarietà a ogni pensiero politico che metta in dubbio la direzione in cui vanno queste misure.

La Brexit è un caso scuola di questo fenomeno: il sottoscritto attualmente lavora in un'università anglosassone ed è quindi in contatto quotidiano con cittadini britannici la cui avversione per la decisione politica di uscire dall'Unione Europea è pressoché totale. D'altronde non potrebbe essere altrimenti, vista la martellante insistenza dei media su questo tema che spesso sfocia nel ridicolo (il Toblerone, la Bomba ad Orologeria, il Chiodo della Bara, i Fluidi Vitali).
Coloro che hanno seguito la vicenda tramite le più famose testate giornalistiche si aspettavano scenari apocalittici con cavallette, grandine e fiumi di sangue, con l'isola di Albione novella Atlantide trascinata nei fondali del Mare del Nord da un vendicativo Dio Mercato. Sta di fatto però che dal fatidico 24 giugno 2016 la disoccupazione è diminuita e adesso è al 4%, i salari reali sono aumentati e la Regina, indicata come uno dei probabili fautori dell'uscita dall'UE, è ancora viva e vegeta. Nonostante questo i vari Didi e Gogo nei giornali rimangono sicuri che le calamità stiano per arrivare, proprio come nel celebre dramma di Beckett.

Chiaramente ha ragione chi fa notare che il divorzio non è stato ancora firmato e il futuro rimane incerto, come è ovvio che ci saranno anche aspetti negativi nella Brexit sia per i britannici che per i cittadini europei, negarlo sarebbe contrario al concetto espresso in testa all'articolo.
Però c'è da rilevare la mancanza di serietà professionale da parte di quegli analisti che dalle colonne dei quotidiani, spesso in mano a multimiliardari e potentati finanziari, lanciano giornalmente allarmi un tantino esagerati nel disperato tentativo di convincere il governo inglese a contravvenire alla volontà popolare.

Uno degli allarmi più ripetuti e assurdi è che non si troveranno più prodotti alimentari europei nei supermercati britannici. L'articolo cita la grande quantità di merci alimentari europee vendute in Gran Bretagna (31%) e della quale "non si può fare a meno". Anche dando per vera tale buffa pretesa cosa impedirebbe al Regno Unito di non imporre dazi sui prodotti alimentari e agli imprenditori europei di vendere i propri prodotti oltremanica? Davvero si vuole far passare l'idea che il 29 Marzo 2019 la carestia imperverserà nelle città inglesi? O che i contadini europei, animati dal furore comunitario, imporranno un embargo per punire la scellerata scelta dei sudditi di Sua Maestà?
Un altro esempio spesso alla ribalta della cronaca è il pericolo dato dall'esodo dei medici dagli ospedali inglesi. Attirati da buoni salari e facilità d'impiego, molti operatori sanitari e medici europei avevano scelto di lavorare per il National Health Service. Ora sembrerebbe che molti abbiano deciso di tornare in Europa piuttosto che intraprendere le pratiche per l'ottenimento del permesso di lavoro. Io ritengo molto improbabile che il più antico servizio di salute pubblica del mondo collassi e che presto la medicina sciamanica sarà l'unica scelta per affrontare un braccio rotto o un'ernia. Al contrario, se questi medici vorranno veramente andarsene rinunciando ad un lavoro ben pagato, saranno sostituiti da altri volenterosi che non si faranno spaventare dalle pratiche per l'ottenimento del visto. Difficilmente il governo britannico rimarrà spettatore passivo della distruzione del proprio sistema sanitario, anche se io temo che possa voler far leva su questo per favorire il privato. Ma questa è un'altra storia.

Il punto è che il Regno Unito in virtù della sua posizione di importatore netto ha il coltello dalla parte del manico nelle negoziazioni con l'Unione. La domanda ha un'importanza critica nei rapporti economici costituendo lo stimolo principale della crescita. I lavori di Keynes sono stati rivoluzionari nel sottolineare proprio questo aspetto e il successo del New Deal americano e del piano Marshall stanno lì a ricordarcelo. I media dipingono i paesi esportatori (Germania, Cina, Corea...) come la locomotiva dell'economia mondiale ma in realtà sono i paesi importatori come gli USA e l'UK a far sì con la loro domanda che i lavoratori di mezzo mondo possano portare a casa la pagnotta.
Per questo mi rimane difficile credere alla narrazione dei giornali di una negoziazione in cui la Commissione Europea gioca il ruolo del duro che punisce e il governo inglese quello dello scellerato accattone che elemosina concessioni in ginocchio. La mia modesta previsione è che la vita continuerà come sempre su questa strana isola, e che, dopo i necessari aggiustamenti e tira e molla, l'UE e il Regno Unito arriveranno ad un accordo che consenta ad entrambi di ottenere ciò che volevano: da una parte l'esenzione dei prodotti europei dai dazi inglesi per l'Unione, dall'altra una gestione personalizzata e meno permissiva dell'immigrazione per il Regno Unito.
Nel frattempo le aspiranti Cassandra dei media rimanderanno al prossimo mese, anno, secolo o era geologica l'arrivo della catastrofe, che assomiglia ogni giorno di più a quel Godot di surrealista memoria. 

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