
Durante la scorsa settimana, le vicende e i commenti riguardanti il Congresso delle Famiglie di Verona hanno oscurato completamente una notizia molto rilevante per il martoriato sistema bancario italiano, protagonista da anni di una serie di travagliate peripezie [1].
Il Presidente Mattarella ha firmato la legge che istituisce una commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario. Fin qui nulla di strano visto che anche la precedente legislatura aveva istituito una commissione simile alla cui Presidenza sedeva l’intramontabile Pierferdinando Casini. I risultati di quella commissione però furono tutt’altro che soddisfacenti visto che la relazione finale non fu neppure votata all’unanimità, con 19 favorevoli, 15 contrari e accuse di Nazareno redivivo viste le assenze determinanti di alcuni esponenti di Forza Italia [2]. Nelle conclusioni si criticava molto blandamente la vigilanza Consob-Bankitalia mentre non si accennava minimamente alle responsabilità dei governi o a quelle dei poteri UE. Ci si limitava ad agitare un figurativo pugno contro gli eventuali “ladri e truffatori che hanno cercato delle scorciatoie nell’illegalità per tenere in piedi i loro istituti”, senza poi andare a pestare davvero i piedi a nessuno.
C’è da dire che la conclusione non poteva esser troppo diversa visto il clima elettorale, la relazione finale è del 30 gennaio 2018. È proprio dalla deludente fine della precedente commissione che è nata la necessità di riproporne in questa legislatura una nuova, che con il mutato clima politico possa finalmente mettere nero su bianco le responsabilità di governi e autorità indipendenti nazionali e comunitarie.
E qui, signori miei, cominciano i dolori.
Il nostro caro Presidente della Repubblica, addoloratissimo per tutte le eventuali teste che potrebbero saltare (forse anche la sua), si è attivato acciocché anche in questo caso vengano tutelate in primis le posizioni dei mandarini statali. Dopo un iniziale tentennamento, testimoniato da alcune voci di corridoio secondo cui il Colle non avrebbe apposto la firma sulla legge per istituire la commissione, Mattarella si è precipitato a firmare per scongiurare le facili accuse di ingerenza politica che gli sarebbero piovute addosso ed evitare di perdere gli ultimi sostenitori che aveva tra i banchi della maggioranza. Tuttavia, cosciente delle grane che una tale commissione potrebbe generare per i compari a Palazzo Koch e all’Eurotower, il Presidente ha avuto la premura di accompagnare la firma con due lettere indirizzate ai presidenti del Senato e della Camera.
Nel contenuto di queste due missive, la cui inconsuetudine è stata addirittura sottolineata dal Sole24Ore, Mattarella espone la sua ferma opposizione alle tentazioni del Parlamento “di poter sfociare in un controllo dell’attività creditizia”. Il capo dello Stato inoltre si raccomanda di evitare che la commissione d’inchiesta “si sovrapponga alla Consob” e che non interferisca con “il normale corso della giustizia”. Ripropone persino il mantra sullo “stare attenti alle reazioni dei mercati", sempre più simile al celebre “ricordati che devi morire” del seguace di Savonarola di Non ci resta che piangere. Lascia un po' perplessi tutta questa premura visto che il Presidente non si fece troppi crucci quando c'era da firmare nel 2015 il decreto sul bail in, a seguito del quale gli indici di borsa bancari precipitarono davvero del 60% in pochi mesi. Ancor più tristemente ilare la considerazione sul fatto che “né le banche centrali né, tantomeno, la Banca Centrale Europea possono sollecitare o accettare istruzioni dai governi o da qualsiasi altro organismo degli Stati membri”. Come a ribadire che, malgrado le vicende politiche, le decisioni dei tecnici-manovratori non possono essere alterate né la loro autorità può essere messa in discussione.
O tempora, o mores.
Un plauso va comunque fatto all’inquilino del Quirinale visto che il suo operato ha sortito l’effetto desiderato almeno sulla Presidente del Senato, che subito è entrata a far parte del prestigioso club "più realisti del re". La seconda carica dello Stato si è già spesa per far sì che “i componenti della commissione siano scelti tra esperti del settore” in barba alla consuetudine parlamentare, alla Costituzione e anche alla logica che prescriverebbero tutt'altro, proprio per evitare eventuali conflitti d’interesse che possano bagnare le polveri alla commissione d’inchiesta, rendendola totalmente inutile.
Insomma, ancora una volta al centro dell'agone politico troviamo le beghe del sistema bancario. La maggioranza ha evidentemente toccato un nervo scoperto, ma certo è che la nuova commissione d’inchiesta non nasce sotto una buona stella. Lo scontro tra Governo e vecchia classe dirigente, iniziato come guerra fredda, sta assumendo sempre più i contorni di una guerra di trincea. Si consiglia di dotarsi delle dovute protezioni. E di pazienza.
Fonti
[1] Qui un articolo della Chiosa Pubblica sulle dannose regole europee e qui sulle mancanze degli istituti di vigilanza.
[2] È consuetudine che qualora una commissione d'inchiesta parlamentare non produca una relazione finale approvata all'unanimità (o quasi) se ne riproponga una nuova nelle successive legislature. Ad esempio, così è stato per la commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito, ma anche per la commissione sull'omicidio di Aldo Moro.