
A margine delle recenti commemorazioni per il centenario dalla Grande Guerra, il presidente francese Emmanuel Macron ha suggerito di costituire un “vero esercito europeo” per proteggere le popolazioni dell’Unione “dalle potenze autoritarie che riemergono e si riarmano ai confini dell’Europa” e, più nello specifico, “dalla Cina, dalla Russia e anche dagli Stati Uniti” [1].
La proposta ha suscitato le ire di Donald Trump, che in alcuni tweet infuocati [2] ha invitato la Francia a rispettare gli impegni presi in seno alla NATO (nel cui Comando Militare è rientrata nel 2009, sotto Sarkozy) e derubricato l’idea di Macron ad arma di distrazione di massa dovuta alle sue difficoltà politiche interne.
La Cancelliera tedesca Angela Merkel, dal canto suo, si è affrettata a dirsi d’accordo con Macron [3], sia pur cercando di mediare con gli Stati Uniti definendo il futuro esercito europeo “un’appendice della NATO”.
Certamente Trump non ha tutti i torti nell’associare questa sortita di Macron alle gravi difficoltà che quest’ultimo sta incontrando in politica interna. La popolarità di Monsieur le Président è ai minimi e le ricette turbo-liberiste proposte dal suo governo, sia pure mediate dal sempiterno statalismo d’Oltralpe, stanno incrementando il già ampio divario sociale fra città e mondo rurale e fra classi agiate e ceti popolari. La proposta di un esercito europeo rientra nella strategia di Macron per uscire dall’angolo e riacquisire la fiducia dei francesi, proponendo una visione di ampio respiro con lo scopo di non impantanarsi nei problemi dell’attualità.
Tuttavia, la proposta del presidente francese, qualunque siano le sue necessità contingenti, si inscrive in una strategia geopolitica da tempo seguita dalla République. Dal crollo del Muro di Berlino e dall’annessione dei Länder dell’Est da parte della Germania Federale [4], infatti, la Francia si è dovuta misurare ancora una volta con uno scomodo vicino dalle mire egemoniche. La risposta francese si è fin da subito (in particolare con Mitterrand) strutturata su due piani: su quello economico, con il sostegno alla creazione di una moneta unica per “imbrigliare” la locomotiva tedesca in una logica continentale; sul piano militare, con lo sfruttamento della posizione di forza dato dall’Armée (una delle poche forze armate continentale a poter essere dispiegate autonomamente dal punto di vista logistico) e in particolare dalla Force de frappe (ossia l’arma nucleare fortemente voluta da De Gaulle) per controbilanciare la superiorità economico-industriale della controparte.
Inutile dire che la strategia francese si è rivelata un totale fallimento, perlomeno sul piano economico: non staremo qui a ripercorrere le tappe della storia recentissima che ha visto l’euro e l’imposizione di politiche di austerità fornire un vantaggio competitivo alla Germania [5], che peraltro disattende sistematicamente i trattati europei che regolano la bilancia commerciale dei Paesi membri.
Sul piano militare, la situazione è senza dubbio più complessa: la Germania è stata ben attenta a non dare dimostrazioni di forza, rimanendo silente durante la crisi libica e quella siriana e limitandosi a un ruolo di arbitraggio nella questione ucraina. Ciononostante, gli osservatori più attenti hanno notato che una discreta operazione di riarmo è in corso da diversi anni [6]. I passaggi più delicati di questa operazione sono stati gestiti da Ursula von der Leyen, Ministro della Difesa dal 2013 nei vari governi Merkel e da tempo considerata la “delfina” di quest’ultima (a testimonianza di come la Difesa sia un elemento-chiave nella visione politica della Cancelliera). Insomma, se la Francia negli ultimi anni ha fatto “la voce grossa”, tra Libia, Siria ed “ex”-colonie africane, la Germania non è stata ferma a guardare.
Tutte queste ragioni inducono a pensare che l’operazione “esercito europeo”, lanciata dalla Francia in un sempre più disperato tentativo di garantirsi una posizione di egemonia continentale condivisa col vicino tedesco, assicuri molti più vantaggi a quest’ultimo. Difatti, un esercito unitario permetterebbe alla Germania Federale di aggirare le limitazioni di sovranità che ha dovuto accettare per ottenere il permesso di annettere l’Est [7].
Per quanto riguarda gli altri Paesi europei, non serve dire che questa operazione rappresenta una seria minaccia: è fin troppo chiaro che l’esercito europeo sarebbe in realtà un esercito franco-tedesco (o meglio “germano-francese”) e relegherebbe l’Italia e gli altri Paesi mediterranei a un ruolo ancora più marginale di quello che possono giocare oggi a livello comunitario.
La catastrofe ultima, poi, sarebbe l’acquisizione tedesca del controllo, anche parziale, delle testate nucleari francesi o del know-how posseduto dai transalpini - catastrofe che pare meno lontana di quanto non si possa immaginare [8].
Senza cedere a facili allarmismi, chi scrive si augura che i governi europei - e quello italiano in primis - si oppongano con ogni mezzo qualora l’esercito europeo, da idea campata per aria, divenisse un progetto vero e proprio.
Note e riferimenti
[1] Macron propose “une vraie armée européenne”. L’Obs (6 novembre 2018).
[2] Tre tweet (a, b, c) di Donald J. Trump (@realDonaldTrump). 13 novembre 2018.
[3] Merkel joins Macron in calling for EU army to complement NATO. Politico.eu (14 novembre 2018).
[4] Volutamente evitiamo l’uso del termine “riunificazione” e rimandiamo all’ottimo testo: Anschluss. L’annessione: L’unificazione della Germania e il futuro dell’Europa, di Vladimiro Giacché, Imprimatur Editore (2013).
[5] Vero è che la classe dirigente francese non ha certo subìto le conseguenze di questa dinamica, anzi ne ha approfittato per cambiare a suo favore i rapporti di forza sociali interni. Tuttavia, il bilancio dal punto di vista dell’interesse nazionale resta ben chiaro e la divergenza fra interessi di classe e interesse nazionale non è l’argomento di questo articolo.
[6] Germania, via al riarmo, reclutamento per 14.300 soldati: “È tempo di crescere”. DifesaOnline (11 maggio 2016).
[7] Trattato sullo stato finale della Germania (12 settembre 1990), chiamato anche “Trattato di Mosca” o “Trattato 2+4”. Testo in inglese reperibile qui.
[8] Ce qui se cache derrière le projet des “euro-nukes”. Un dossier stratégique établi par Vincent Brousseau. Les articles d’actualités, upr.fr (15 luglio 2017).