Che delusione. Non mi sarei mai aspettato di ridurmi a buttare giù un pezzo dedicato all’ennesima scissione nel PD. Son sempre i soliti quattro gatti che da dieci anni a questa parte se la cantano e se la suonano. Sì, uno esce sbattendo la porta, un’altro rientra in punta di piedi, ma alla fine sono ancora loro: quello che rottama, quello che smacchia, quello che parla a occhi chiusi e quello che trama sotto i baffi.
Uno degli assi portanti dell’azione politica finora annunciata del governo Conte II è quello dell’innovazione tecnologica e della “trasformazione digitale” [1], per usare quel gergo spurio fra il burocratese e lo startupparo che va oggi tanto di moda nei corridoi ministeriali. Quest'asse assume molte declinazioni diverse, dalle iniziative legislative ai progetti più concreti.
Molti di noi sono a conoscenza della favoletta della banconota da
cinquantamila lire50 euro.Prodotto durante le "liete" ore della crisi di governo, questo articolo si pone l'arduo compito di spiegare parte dei motivi che hanno portato al fallimento economico di tutti i governi degli ultimi anni e anche degli eventuali governi futuri, a meno di una rivoluzione dei dogmi alla base della politica economica degli Stati.
Piccolo memorandum per chi è meno affezionato alla cinematografia nipponica: Rashōmon è una celebre pellicola di Akira Kurosawa del 1950, uno straordinario inno alla natura sfaccettata e caleidoscopica della verità. L’intreccio del film si snoda attorno a un’efferata violenza che viene esposta allo spettatore attraverso cinque differenti versioni narrate da altrettanti personaggi. Nei decenni successivi saranno moltissimi i registi che riprenderanno questa tecnica narrativa, specie in Italia dove il film riscosse grande successo sia di critica che di pubblico.
La trasmutazione cui sono andate incontro le sinistre di tutto l’Occidente nel corso degli ultimi trent’anni non è certo una novità per gli affezionati lettori della Chiosa. Nel piccolo delle nostre riflessioni, abbiamo più volte fatto riferimento a questo processo storico singolare che ha inciso così profondamente sulle dinamiche dell’attuale dialettica politica.
Premessa dettata dall'onestà intellettuale: nel mio precedente articolo sulla Brexit [1], pronosticavo la possibilità di raggiungere un accordo soddisfacente per entrambe le parti coinvolte, falsificando le nefaste previsioni dei media sugli effetti dell'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea.
«La mia Europa è morta» sentenziava Romano Prodi a gennaio del 2017. È proprio vero, sono già due anni che persino il più convinto promotore nostrano dell’europeismo a tutti costi ha dovuto ricalibrare il tiro sullo stato dell’Unione. Quella dichiarazione è stata un vero e proprio libera-tutti che ha dato il via a un’entusiasmante gara al riallineamento.
A meno che non abbiate trascorso l’ultimo fine settimana sotto un sasso, lontani da tutti e disconnessi da tutto, vi sarà giunta voce che a Verona si è tenuto un summit piuttosto controverso. Alludiamo naturalmente al Tredicesimo Congresso Mondiale delle Famiglie: l’evento ha riacceso nell’opinione pubblica una diatriba sui cosiddetti “temi etici” che effettivamente era rimasta per un bel po’ lontana dal guazzabuglio del dibattito politico.
Durante la scorsa settimana, le vicende e i commenti riguardanti il Congresso delle Famiglie di Verona hanno oscurato completamente una notizia molto rilevante per il martoriato sistema bancario italiano, protagonista da anni di una serie di travagliate peripezie [1].